L’impegno dell’industria farmaceutica per contrastare il covid-19

Prof. Mauro M. De Rosa

 

Premessa

Come sanno bene gli addetti ai lavori per avere a disposizione un trattamento ad uso terapeutico o ad uso profilattico sono necessari impegno, investimenti rilevanti e molto tempo. Di fronte all’emergenza prima epidemica e ormai pandemica del COVID-19, più noto con la definizione giornalistica e delle autorità centrali, come Coronavirus, in assenza di prodotti farmaceutici pronti all’uso, per l’attività di contrasto farmacologicamente efficaci e sicuri, sono necessarie e sono già state adottate misure e rimedi di più basso profilo ma di grande impatto per le abitudini dei cittadini (cfr. stare a casa e interrompere tutte le attività tranne quelle essenziali) con risvolti pesanti sulla sanità e sull’economia dei principali Paesi colpiti e comunque a livello globale.

Tutti si attendono che l’industria farmaceutica metta a disposizione uno o più prodotti in tempi brevi per poter tornare alla normalità ma la realtà è purtroppo ben diversa e assistiamo ad una serie di annunci di attivazione di studi o di collaborazioni nella ricerca sperimentale o nello screening di molecole potenzialmente attive. Nelle rianimazioni sono però utilizzati procedure adeguate e più prodotti in combinazione per curare tutti i pazienti dai più gravi ai meno.

 

Gli studi attivi su clinicaltrial.gov

Se andiamo a verificare sul sito clinicaltrial.gov quanti sono gli studi che ad oggi sono attivi includendo Covid-19 come termine di ricerca vediamo che sono attivi 84 studi on un aumento di 10 rispetto al precedente accesso dell’8/3/20 ([1]), di cui 2 solo completati:  uno studio di coorte multicentrico osservazionale con base a HongKong (mortalità o sopravvivenza a due settimane) e uno studio di coorte osservazione retrospettivo con base a Wuhan (output: mortalità a 7 giorni), il resto in fase di recruiting e di inviting per testare efficacia di nuovi o vecchi prodotti.

Tabella 1 Gli studi su COVID-19 riportati su Clinicaltrial.gov

 

Gli studi clinici secondo Cortellis

Gli studi clinici relativi al coronavirus sono diffusi in tutto il mondo come mostrato in Figura 1: i primi cinque sono Cina, Russia, Hong Kong, Cina, Stati Uniti e Arabia Saudita, mentre gli studi clinici per COVID-19 sono condotti principalmente in Cina. Secondo il database clinico Cortellis ([2]), in tutto il mondo ci sono 198 studi clinici sul coronavirus (dal 1 ° marzo 2020) come mostrato in tabella 3.

Figura 1 – I centri dove sono attivi gli studi sul Covid-19
Fonte: http://clarivate.com.cn/coronavirus-resources/drug04.htm

 

I prodotti impiegati sono i più diversi e si va da quelli della medicina tradizionale cinese alle vitamine ad alte dosi, dalla vecchia clorochina ai più recenti antivirali, dagli antibiotici a farmaci di supporto, dall’ossigenoterapia fino alle infusioni con plasma di pazienti convalescenti. Tra questi ovviamente non mancano anche gli studi per testare sicurezza e immunogenicità di vaccini sperimentali (cfr. 2019-nCov Vaccine (mRNA-1273)).

Una miscellanea di approcci che fa comprendere bene come si stia cercando in tempi brevi di trovare la soluzione a un problema terapeutico di non facile soluzione, in attesa dell’arrivo in commercio del vaccino anti-Covid-19, per il quale sono da tempo al lavoro le più famose aziende produttrici di vaccini ma anche aziende più piccole e potenzialmente promettenti.

 

I prodotti sperimentali

Scorrendo l’elenco degli studi rilevati da Clinicaltrial.gov troviamo tra gli interventions (riportati in tabella 2) numerosi farmaci noti, di cui molto datati ed altri ancora presenti con la sigla sperimentale in attesa dell’adozione dell’INN.

Tabella 2 – I prodotti previsti come intervention negli studi su Covid-19 riportati all’8-3-20 su Clinicaltrial.gov

 

Le aziende

Sono numerose le aziende che si stanno muovendo nella direzione dell’individuazione di farmaci e vaccini per combattere questa nuova infezione, di cui un primo elenco sicuramente non esaustivo è stato oggetto di una recente ricognizione condotta da Vantage lo scorso 5 marzo ([3]).

 

Le prospettive e le speranze

Siamo di fronte ad una emergenza globale che parte dalla Cina, si diffonde nel mondo e fa dell’Italia il Paese europeo più esposto e forse primo tra quelli in cui il virus si è diffuso, ha contagiato migliaia di pazienti e fatto centinaia di morti mettendo a rischio le strutture del servizio sanitario nazionale pubblico.

La corsa al vaccino ma anche l’utilizzo sperimentale di farmaci nuovi o già sul mercato ma registrati per altra indicazione terapeutica (tocilizumab, un antiinterleukinico di Roche per grave artrite reumatoide e per la CRS) che sembrano decisamente attivi, ci consentono di guardare più fiduciosi verso il futuro, confidando che le misure draconiane decise dal Governo Conte siano in grado di rallentare la progressione infettiva e farci uscire in tempi brevi dalla situazione attuale.

A fronte del grande impegno dimostrato dalle aziende farmaceutiche per mettere a punto strategie curative efficaci, fa decisamente piacere l’annuncio recentemente dato dal general manager Roche Italia Maurizio de Cicco, di fornire gratuitamente il proprio prodotto, ad oggi in off label, alle strutture che ne faranno richiesta.

Tabella 3 – Gli studi clinici condotti sul coronavirus dal 1 marzo 2020 secondo DB clinico Cortellis

 


[1] Clinicaltril.gov. Sitoweb: https://clinicaltrials.gov
[2] Cortellis. Sitoweb: http://clarivate.com.cn/
[3] Jacob Plieth. Biopharma’s role in tackling coronavirus. Vantage. March 05, 2020. Sitoweb:  https://www.evaluate.com/